TECNICHE DI CHIUSURA DI SERVIZI PUBBLICI

                   COMUNICATO STAMPA DEL GIORNO  2 LUGLIO 2016

 

Il Comitato Salviamo l’Ospedale di Anagni, nella serata di giovedì 30 giugno 2016, ha incontrato  il Comitato libero “A difesa dell’Ospedale di Colleferro” - Coordinamento Territoriale”. L’incontro si è svolto presso la sede dell’Associazione Culturale Anagni Viva alla presenza di Rosetta Roccatani e altri rappresentanti di associazioni che si battono per la difesa dell’Ospedale di Anagni.

L’incontro ha avuto all’o.d.g. l’elaborazione di  azioni comuni in difesa della sanità pubblica della zona Anagni- Colleferro, con particolare riguardo alla pianificazione di una strategia efficace per arrestare il tentativo di smantellamento dell’Ospedale di Colleferro attualmente molto utilizzato anche dall’utenza della zona nord della provincia di Frosinone.

Le due strutture hanno in comune l’obiettivo primario della   loro difesa, come necessità di assicurare il diritto alla  salute e la loro collocazione in un territorio caratterizzato  da un alto rischio industriale, da gravi problemi di inquinamento, con accertati danni alla  salute degli abitanti. Non a caso, il territorio è compreso  nel  SIN ( Siti di Interesse  Nazionale) che impone  azioni di bonifica e  prevenzione.

Al proposito è stato necessario ripercorrere le tappe che stanno portando al depotenziamento della struttura di Colleferro e che ricordano le scene già viste dello stesso film con l’identico finale: la chiusura degli ospedali pubblici. Come già accaduto in altre realtà, a iniziare da Anagni, si comincia dai reparti di pediatria, ostetricia ginecologia e si prosegue accorpando reparti, trasferendo servizi, sopprimendo posti letto, ridimensionando il personale non effettuando le sostituzioni di chi va in pensione, passa a miglior vita, diventa invalido… fino ad arrivare alla chiusura dei reparti di degenza. Si tranquillizza la cittadinanza mantenendo in funzione un pronto soccorso ridimensionato a punto di primo intervento, salvo poi  invitare il personale preposto a evitare sprechi, a non servirsi ad es. dei reparti diagnostici del fu ospedale tipo laboratorio analisi o radiologia.

Di fronte a questa deriva il cittadino ha poche armi per far valere il proprio dissenso. Certamente la prima azione è quella di una capillare campagna informativa per spiegare bene ai concittadini (vero motore della lotta) cosa sta avvenendo e per favorirne una partecipazione più attiva possibile. Quando si arriva alla chiusura dei reparti e/o dell’intero ospedale c’è bisogno di un buon avvocato, ma anche di consistenti risorse economiche per sostenere l’azione legale. Ma neanche questo è sufficiente. Intanto c’è bisogno del consenso del personale ospedaliero che è la parte che dovrà subire lo stress maggiore di tutta questa situazione. Infatti il personale rimasto si troverà ben presto a dover garantire un buon livello di servizi con sempre minori risorse, soprattutto umane, e questa sofferenza indubbiamente non tutti sentono di sopportarla. Neanche la eventuale vittoria legale  è sufficiente a salvare l’ospedale dalla chiusura, come dimostra la vicenda  dell’ospedale di Anagni. Il Comitato salviamo l’Ospedale di Anagni ottenne con l’avv. Simone Dal Pozzo, una sentenza favorevole che rinviò per circa un anno la programmata chiusura prevista dai decreti Polverini. In quel periodo nessuna autorità, né la magistratura, né tantomeno i rappresentanti politici della Regione e del Parlamento,  intervenne per fermare il degrado dell’Ospedale che continuava a perdere personale, reparti e attrezzature.

Bisogna infine evidenziare che tra le tante rassicurazioni che vengono date dai responsabili asl quella più beffarda riguarda la più volte sbandierata variazione di impostazione dei servizi sanitari che, necessariamente, devono evolvere da servizi ospedalieri a servizi territoriali. Anche in questo Anagni è esemplare: il CAD (assistenza domiciliare)  per un comprensorio di oltre 60 mila abitanti, soprattutto anziani, residenti in un territorio vasto e montuoso, conserva un organico sempre più insufficiente con un’unica fisioterapista spesso in malattia.

Quello che avviene ad Anagni è sorte comune per tutta la sanità della provincia di Frosinone dove, in pochi anni, sono stati chiusi ben sette ospedali, con promesse di potenziamento dell’ospedale Spaziani  di Frosinone per portarlo ad essere Dea di secondo livello. Al contrario l’Ospedale nuovo di Frosinone attualmente è ridotto ad una semplice infermeria, dequalificato e disorganizzato; dove il caos regna sovrano e si qualifica soprattutto per la totale inesistenza del diritto alla salute senza alcuna garanzia per l'emergenza. Rimane in tutto questo disastro, come risulta dalle notizie di stampa di questi giorni, l’unica certezza dell’assegnazione dei premi di risultato ai dirigenti della asl di Frosinone. 

A queste e a molte altre analoghe vicende i Comitati di Anagni e Colleferro intendono dare una risposta comune.

 

IL COMITATO SALVIAMO L’OSPEDALE DI ANAGNI

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